I motivi ufficiali del golpe sono le presunte irregolarità durante le votazioni dell’8 Novembre 2020, tramite quali è stata eletta Aung San Suu Kyi, leader della Lega Nazionale per la Democrazia, che da decenni lotta per la democrazia e la fine della dittatura militare.
La neo-eletta è stata arrestata, così come altri leader politici del partito. L’esercito militare ha dichiarato lo stato d’emergenza e che il trasferimento dei poteri avverrà dopo lo svolgimento di elezioni libere ed eque.
Nel frattempo sono state fortemente ridotte le telecomunicazioni del Paese: linee telefoniche tagliate, accesso a Internet bloccato e trasmissioni televisive interrotte.
In seguito al colpo di Stato, si sono susseguite numerose proteste pacifiche a sostegno della democrazia, che l’esercito ha represso con la violenza.
Secondo l’Aapp (Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici) sono state uccise 600 persone dall’esercito birmano dal 1 Febbraio e 2.847 sono finite in carcere.
Sul fronte internazionale, le Nazioni Unite avrebbero voluto rilasciare una dichiarazione che incitava al rilascio dei detenuti e al ripristino della democrazia, ma Cina e Russia si sono opposte.
I ministri degli esteri di Francia, Stati Uniti, Germania, Italia, Regno Unito e Giappone nel contesto del G7 hanno rilasciato una dichiarazione in favore della democrazia e del popolo del Myanmar.
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Fonti
https://www.impakter.it/myanmar-dal-colpo-di-stato-alle-proteste-cosa-succede/
La Repubblica