Il 27 Gennaio si commemorano le vittime dell’olocausto, ma in questa giornata così piena di malinconia, vogliamo ricordare anche chi, nel suo piccolo, si è speso per fare in modo che delle vite venissero salvate.
Giovanni Borromeo, primario del Fatebenefratelli di Roma, nel 1943 fu responsabile dell’invenzione di una patologia: il morbo di K. La K probabilmente faceva riferimento a Kappler, tenente colonnello delle SS a Roma e a Kesserling, comandante supremo delle forze naziste in Italia.
Alla finta patologia il primario Giovanni Borromeo, Adriano Ossicini e Vittorio Emanuele Sacerdoti, ai tempi studenti, dedicarono un intero reparto in cui venivano ricoverati ebrei, rifugiati politici, partigiani in fuga dalle SS naziste.
La patologia era stata definita “contagiosissima” ed era ben caratterizzata nei sintomi, con cartelle cliniche create appositamente per sostenere la clinica del morbo. Questo, infatti, causava tosse, cefalea, vomito e convulsioni, fino alla paralisi completa degli arti e alla morte per asfissia.
Questi “pazienti” rimanevano per qualche giorno in reparto, fino a quando da una tipografia non arrivavano clandestinamente dei falsi documenti di identità che permettevano loro la fuga dopo essere stati dichiarati morti con il vero nome.
La loro storia fu talmente convincente da riuscire a terrorizzare i tedeschi, che preferirono non avvicinarsi agli ammalati.
Grazie al coraggio e all’astuzia dei suddetti medici, vennero salvate molte vite: per questo motivo Borromeo fu insignito della nomina di Giusto fra le nazioni.
Fonti:
https://www.anpi.it/libri/123/il-giusto-che-invento-il-morbo-di-k
https://www.focus.it/cultura/storia/sindrome-di-k-la-malattia-falsa-che-spavento-i-nazisti