Revenge porn, quando la vendetta viaggia sui social

Il revenge porn è una pratica che consiste nel condividere sui social immagini di nudo esplicito dei propri ex partner senza consenso, una forma di vendetta messa in atto per screditare o ricattare chi ha deciso di porre fine alla relazione. 
Le immagini, inviate dalla vittima in maniera consensuale durante la relazione diventano un’arma, nelle mani di chi vuole ferirne poi la reputazione.

È una pratica illecita che viaggia su tutti i social. Facebook e Instagram sono quelli più usati, come lo sono anche i canali di messaggistica istantanea quali Whatsapp e Telegram. Quest’ultimo, molto spesso, è il preferito da chi vuole condividere materiale senza consenso, per via degli elevati standard di sicurezza e privacy che la piattaforma americana offre. 

Secondo uno studio del Data and Society Research Institute, circa 1 americano su 25 è vittima di condivisione non consensuale di immagini private. 
Le giovani donne sono la categoria più a rischio di revenge porn. Una donna americana su dieci sotto i 30 anni di età ammette di aver subito, o stare subendo, minacce da persone che possiedono loro foto esplicite. Per quanto riguarda invece la pubblicazione di foto non consensuale, donne e uomini risultano essere esposti allo stesso livello di rischio. 

In uno studio effettuato su oltre 1200 individui vittime, oltre il 50% ha riportato che le foto sono state pubblicate accanto al loro nome completo o al loro account social, mentre oltre il 30% dichiara che accanto alle foto erano stati condivisi anche il loro indirizzo mail e numero di cellulare. 
Inoltre, il 17% degli intervistati appartenenti alla comunità LGBTQ+ ha dichiarato di essere minacciato da qualcuno in possesso di loro foto o di aver visto proprie foto private pubblicate senza consenso. 

Il revenge porn assume così i connotati della violenza di genere. Secondo uno studio, le donne vittime si sentono più giudicate rispetto alla loro controparte maschile. Riferiscono infatti di sentirsi spesso dire frasi colpevolizzanti (Cosa pensavi mentre ti facevi quelle foto?), oppure prese di posizione di difesa del colpevole (Era ovvio che le avrebbe condivise, cosa ti aspettavi?).

I primi esempi di revenge porn come fenomeno sociale risalgono al 2012, quando venne arrestato Hunter Moore, imprenditore digitale colpevole di aver creato un sito internet dove condividere foto di donne in pose sessuali corredate dai loro dati e indirizzi, invogliando anche gli utenti a condividere materiale in loro possesso. 


In Italia, il revenge porn è una pratica riconosciuta come reato, punito con la carcerazione da 1 a 6 anni o con una multa da 5.000 a 15.000 euro. Il reato è esteso anche a chi, dopo aver ricevuto le immagini della persona ritratta senza consenso, le conservi o le diffonda a sua volta. La pena aumenta se le immagini vengono diffuse dal coniuge o da chi è in una relazione affettiva con la vittima.

IL REVENGE PORN È UN REATO!

Fonti:

Documento Associativo “Revenge Porn e Legge Italiana” redatto dallo Small Working Group “Sessualità nel III Millennio” del 2019.

Bailey, Jane, and Steeves M. Valerie eGirls, eCitizens. Ottawa, University of Ottawa Press, 2015. 

Citron, Danielle Keats, and Francks Mary Anne “Criminalizing Revenge Porn” Wake Forest Law Review, Vol-49, 2014. 

Decreto Legislativo “Codice in materia di protezione dei dati personali” Gazzetta Ufficiale, 2003 https://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/Testi/03196dl.htm.

Bates, Samantha “Revenge Pron and Mental Health: A Qualitative Analysis of the Mental Health Effects of Revenge Porn on Female Survivors” Feminist Criminology, Vol 12, 2017.